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Orari:

Tutti i giorni dalle 9 alle 19 .

Sabato: dalle 9 alle 20:30
Chiuso il martedì

 

Ingresso:

Biglietto ordinario: € 8.00; 
Ragazzi da 10 a 25 anni compiuti: € 5.00
Minori di 10 anni: gratis

* Ingresso gratuito per un professore ogni dieci alunni. I corsi serali non usufruiscono della tariffa riservata ai gruppi scolastici.

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Indirizzo:

Via Francesco De Sanctis, 19/21  80134 – Napoli

CAPPELLA SAN SEVERO

DI NAPOLI

La Cappella San Severo, uno dei più interessanti complessi settecenteschi di Napoli, fu costruita nel 1590 per volere di Giovanni Francesco Paolo de Sangro nel luogo in cui si trovava un'immagine della Madonna, che lo aveva miracolosamente guarito.

Denominata anche S. Maria della Pietà dei Sangro, fu ampliata nel 1613 dal figlio Alessandro, Patriarca di Alessandria e Arcivescovo di Benevento, e resa luogo di sepoltura per i membri della famiglia.

L’aspetto di mausoleo nobiliare, quasi un tempio iniziatico, è lo specchio della poliedrica personalità di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, uno dei maggiori rappresentanti del ceto aristocratico illuminato della città di Napoli, che si dedicò a studi di matematica, prospettiva, idrostatica, filosofia, esoterismo, alchimia, lingue e arte tipografica.

 

Fu Gran Maestro della Loggia Massonica napoletana e le sue attitudini gli costarono una scomunica papale oltre alla creazione di numerose leggende sul suo conto che contribuirono ad avvolgere l’edificio in un alone di mistero vivo ancora oggi. 

Tra il 1749 e il 1771 fece decorare interamente tutta la Cappella, fornendo egli stesso i progetti agli artisti. 

 

L'interno dell’edificio presenta una sola navata definita da quattro archi a tutto sesto su ogni lato, in ognuno dei quali è collocato un monumento funebre. La volta è a botte ed è decorata dagli affreschi di Francesco Maria Russo. Il pavimento del Settecento, con il motivo del labirinto, è andato distrutto tranne un piccolo frammento davanti al sepolcro di Raimondo de Sangro. Tra le tante sculture che ornano la Cappella, a destra dell’altare si trova la rappresentazione delDisinganno, realizzato da Francesco Queirolo e dedicata al padre di Raimondo, rappresentata da un uomo che si libera da una rete, metafora della vita travagliata che ebbe. Sulla sinistra dell’altare invece si trova la rappresentazione della Pudicizia, dedicata a Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona, madre di Raimondo, morta prematuramente. L’opera del Corradini, famosa già all’epoca, presenta una figura velata di straordinaria eleganza e naturalezza. 

 

Collocata al centro della navata, si trova la statua del Cristo Velato, eseguita da Giuseppe Sammartino nel 1753, su idea del Corradini (morto nel 1752) il cui bozzetto in creta è conservato al Museo di San Martino di Napoli. L’opera, di estrema veridicità e finezza, è di forte suggestione per la sua perfezione ha affascinato, fin dal ‘700, curiosi, studiosi e artisti, tra cui Antonio Canova, il marchese de Sade, Matilde Serao e tanti altri. 

 

Dalla Cappella, sul lato destro del sepolcro di Raimondo di Sangro, si raggiunge la cripta, in cui si trovano le macchine anatomiche, ovvero due scheletri, di donna e di uomo, ricoperti da una dettagliata rete di vene e arterie, realizzati dal medico palermitano Giuseppe Salerno, su indicazione del principe. La fantasia popolare ha contribuito a diffondere la leggenda che fossero i resti di due servitori del principe a cui sarebbe stato iniettato un liquido capace di pietrificare le vene e le arterie, ma studi scientifici e qualche irregolarità nella composizione hanno confutato questa ipotesi. 

 

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